Sul “Tetto d’Africa”: il mio indimenticabile viaggio in vetta al Kilimanjaro

Sul “Tetto d’Africa”: il mio indimenticabile viaggio in vetta al Kilimanjaro

Elisa Zorzin, responsabile della filiale di Locarno-Muralto: “Ci sono viaggi che ti cambiano. E poi c’è il Kilimanjaro. Dopo due anni di programmazione, attesa e mille pensieri… finalmente si parte per la Tanzania! Un sogno che finalmente diventa realtà…” 

Il 29 luglio 2024, in tour privato insieme al mio compagno, ho iniziato una delle avventure più emozionanti della mia vita: l’ascesa al Kilimanjaro seguendo la panoramica “Machame Route”. Un trekking lungo circa 62 km che mi avrebbe portata dall’ombra della foresta pluviale fino alla vetta più alta dell’Africa. Accompagnati da un magnifico team di 14 persone (Erasto, la guida; Samweli, la seconda guida; Salimu, lo chef; e 11 portatori), abbiamo trascorso sei freddissime notti in tenda e mangiato divinamente fino a quota 4'673m (inclusi spaghetti al tonno, patatine fritte e anguria tagliata alla maniera dei grandi chef!).

Siamo arrivati ad Arusha nella notte del 28 luglio 2024 e, nonostante l’orario, l’eccitazione e la felicità erano già alle stelle. La giornata è trascorsa riposando e incontrando Erasto per il briefing e il controllo di tutto il materiale. Avevamo a disposizione al massimo 12 kg di bagaglio a testa, con tutto il necessario (abiti, accessori, snack, farmacia,…) per sette giorni di trekking attraverso cinque zone climatiche differenti.

La partenza + Machame Gate

Finalmente, la mattina del 29 luglio è arrivata e, alle 09:45, siamo partiti in pulmino verso l’ingresso del Machame Gate, a 1'800 m. Dopo la registrazione, il pranzo al sacco, gli ultimi preparativi e la rituale foto al cartello di partenza, la nostra avventura ha avuto inizio!

La partenza
Machame Gate

Nella foresta

La prima tappa, dopo 11 km e circa 1’200 m di dislivello positivo, ci ha portati al Machame Camp, a 2'835 m. Il paesaggio era quello tipico della foresta montana: rigoglioso, umido e abitato da tucani e scimmie colobo. Il sentiero ha iniziato dolcemente, per poi diventare sempre più ripido. La mia prima notte in assoluto in tenda l’ho trascorsa nel famoso “hotel a 5 milioni di stelle”: uno spettacolo!

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Shira Camp + La merenda

Il giorno seguente, il programma prevedeva 5 km di camminata con un dislivello positivo di circa 915 m. Dagli alberi siamo passati alla brughiera alpina. Il terreno si è fatto più arido e i panorami che si aprivano sullo Shira Plateau sembravano quasi irreali. Arrivati allo Shira Cave Camp, a 3'750 m, ci attendeva la merenda ufficiale del trekking: pop-corn e petits beurre! Dopo questa bella sorpresa, abbiamo fatto un’ulteriore passeggiata di acclimatamento con 150 m di dislivello positivo. Abbiamo trascorso la seconda notte in tenda con la magnifica vista sul Kilimanjaro: un regalo che il nostro team ci avrebbe fatto anche nelle tappe successive.

Shira Camp
La merenda

Verso Lava Tower + Senecio gigante

Il terzo giorno era dedicato al raggiungimento del Barranco Camp (a 3'900 m), passando per la tappa di acclimatamento a Lava Tower, a 4'600 m, dove abbiamo pranzato. Un totale di 10 km: i primi 7 km in salita, in un paesaggio lunare semi-desertico, con vento, rocce vulcaniche e un immenso cielo azzurro a farci compagnia. Gli ultimi 3 km, in discesa, ci hanno condotti invece in un canyon popolato da lobelie e dai famosi seneci giganti: alberi magnifici e un po’ bizzarri.

Verso Lava Tower
Senecio gigante

Karanga Camp

Ci avvicinavamo sempre più al nostro obiettivo: i giorni diminuivano, ma la vetta sembrava non arrivare mai. Dopo aver superato la famosissima Barranco Wall (che, contrariamente a quanto si pensa, non ha nulla di spaventoso: è una parete rocciosa “a gradoni” da scalare con mani e piedi). In cima ci attendevano le viste spettacolari sul mare di nebbia e, in lontananza, la vetta del Monte Meru (4'566 m). Il resto del percorso si è snodato tra saliscendi sempre più immersi in paesaggi spogli e silenziosi. Siamo arrivati al Karanga Camp (il mio preferito), a 3'995 m, dopo 5 km di camminata. La vista sul Kilimanjaro da questo campo è la migliore in assoluto, e non ci si capacita che la vetta sia ormai a “due passi”...

Karanga Camp

Kilimanjaro

Anche qui, dopo la merenda, abbiamo fatto un’ulteriore tappa di acclimatamento. Questa volta in compagnia del nostro fidato Joseph (portatore-cameriere che ogni mattina ci svegliava e ogni sera mi preparava l’acqua calda per la bouillotte), che ci ha accompagnati in un punto panoramico straordinario e indimenticabile.

Kilimanjaro

Verso Barafu Camp

La mattina del quinto giorno siamo partiti verso l’ultimo campo prima della vetta: Barafu Camp, a 4'673 m. Una camminata di 4 km con circa 678 m di dislivello positivo. La vegetazione era ormai scomparsa, camminavamo su un terreno roccioso e lunare, con la vetta che ci scrutava dall’alto. Barafu Camp ci ha accolti in un’atmosfera carica di emozione e tensione. La parola d’ordine era: riposare il più possibile!

Il pomeriggio e la serata erano programmati nella maniera seguente: dopo pranzo, dormire il più possibile fino alle 18:00, cena alle 18:30 e nuovamente a dormire fino alle 22:30. Alle 23:00, seconda cena-spuntino a base di biscotti, cioccolato e tè. E infine, alle 23:30, il grande momento: la partenza!

Verso Barafu Camp

Stella Point

Stella Point

Con le lampade frontali accese e avvolti dal silenzio gelido e dal buio totale della notte, siamo partiti. Il cammino verso la vetta è stato molto lento, faticoso e, a tratti, anche noioso (5 km con circa 1’222 m di dislivello positivo). Ma tutta la fatica, il freddo e l’auto-motivazione sono stati ampiamente ripagati quando ho raggiunto Stella Point, il primo traguardo, a 5'756 m. Nella mia mente era chiaro: una volta lì, la vetta sarebbe stata una certezza. Infatti, dopo un’ulteriore ora di cammino, esattamente alle 07:10, siamo arrivati a quota 5'895 m, in vetta al Kilimanjaro!!

E lì, in un attimo, tutte le emozioni sono esplose e le lacrime di felicità non cessavano. Il 4 agosto 2024 ho avuto l’immensa fortuna di ammirare l’alba più bella della mia vita: un panorama indimenticabile, che resterà per sempre impresso nella mia mente e nel mio cuore.

In vetta al Kilimanjaro

Dopo la foto di rito e qualche momento di solitudine per poter ammirare tutta quella bellezza e tentare di realizzare ciò che avevo appena compiuto, è iniziata la parte peggiore del trekking: la discesa! La notte della vetta è dura, ma la discesa lo è ancora di più. Alle 10:45 eravamo già di ritorno alla nostra tenda a Barafu Camp. Dopo un breve riposino, sistemato lo zaino e pranzato, siamo ripartiti… giù fino a 3'100 m, per raggiungere Mweka Camp, attraversando nuovamente quasi tutte le zone climatiche viste all’andata. Arrivati alla tenda, verso le 18:00, il mio unico obiettivo era mangiare in fretta e andare a dormire. Non mi sono mai sentita così stanca in tutta la mia vita.

In vetta al Kilimanjaro

Il giorno seguente, ultimo del nostro trekking, ci siamo svegliati con calma, abbiamo fatto colazione, distribuito quasi tutto il materiale ai nostri compagni di viaggio (purtroppo lo staff non è equipaggiato come dovrebbe, quindi abbiamo deciso di regalare tutto ciò che potevamo: vestiti, medicinali, borracce, power bank, drybags… lo abbiamo fatto con il cuore e con grande riconoscenza. Senza di loro non saremmo mai arrivati in vetta) e celebrato il traguardo tra discorsi, danze e canti. Un momento davvero emozionante e speciale!

A questo punto si potrebbe pensare: “bene, ormai siamo all’uscita”… ma anche gli ultimi 10 km tra Mweka Camp e Mweka Gate sono stati massacranti! Abbiamo nuovamente attraversato la foresta, affrontando circa 1’600 m di dislivello negativo su un sentiero spesso scivoloso e ripido. Ma, ancora una volta, tutta la fatica è stata ripagata quando siamo giunti al termine della nostra avventura e, con tutto il team, abbiamo festeggiato con un meritatissimo aperitivo e ricevuto i certificati ufficiali.

L’Africa, in generale, cambia una persona. Non a caso si parla del famoso “mal d’Africa”. Ma l’esperienza sul Kilimanjaro è qualcosa di ancora più forte. Considerando che non ho mai avuto un gran rapporto con la montagna e l’escursionismo e che poco prima della partenza mi sono infortunata in maniera importate la caviglia, questa esperienza mi ha insegnato una cosa fondamentale: se desideri davvero qualcosa, non c’è nulla che possa impedirti di raggiungerla, bisogna solo avere coraggio.

Tornerei di corsa sul Kilimanjaro, magari seguendo un’altra via (ce ne sono ben sette), ma la nostra esperienza è stata talmente speciale e perfetta sotto ogni aspetto (team, cibo, meteo, nessun problema fisico) che non succederà mai. Ripenserò con tanta emozione ai momenti indimenticabili vissuti durante quei 62 km e, di tanto in tanto, riguarderò le mie 1'078 fotografie di questo straordinario viaggio. Il più bello e speciale della mia vita.